2023 Nuovi Lirici, senza considerare il margine, a cura di Matteo Galbiati e Monica Masiero. Studio Masiero, Milano dal 30 novembre 2023 al 30 gennaio 2024

 

Nuovi Lirici senza considerare il margine

di Matteo Galbiati

Nella propria ricerca, prima personale, poi condivisa nelle esperienze comuni del gruppo, ciascun artista dei Nuovi Lirici manifesta una tendenza peculiare che vede l’opera agire in quanto atto dinamico e propulsivo, propositivo di suggestioni che oltrepassano i limiti strutturali dell’opera d’arte, fino a diventare vero e proprio pensiero visivo, lirica riflessiva emotivamente carica di pathos. Questa impostazione contaminante non resta mai inerte, incastonata nel silenzio asettico dell’estetica dell’immagine. I loro lavori si palesano nel fondamento di circostanze direttamente innestate nel divenire dell’esperienza del mondo e, benché l’esito astratto e aniconico – che ne caratterizza gli orientamenti – possa sembrare avere di per sé solo un “valore” trascendente, in realtà la concretezza delle loro posizioni spinge e acclama le opere nel pieno della fisicità delle cose reali. Questo posizionamento dell’immagine fisica dell’emotività intellettuale della pittura e della scultura rappresenta un fattore determinante e importante nella risolutezza della loro poetica espressività che fa sempre smarginare oltre l’orizzonte l’azione artistica stessa. Nessuna cornice e nessun limite ulteriore trattiene la forza espressiva, l’energia rappresentativa del loro operare, proprio perché dimensioni estese, formati insoliti, tagli e sovrapposizioni, allungamenti e dilatazioni, alleggerimenti e contorsioni, sfumature date in lievità e fendenti potenti che marcano le superfici, provano sempre a riversare il racconto estetico dall’oggetto d’arte alla verità del mondo. Questa volontà si promette di pensare al contenuto poetico, umano, sentimentale e intellettuale dell’agire artistico come a un modello di esperienza differente da quell’abitudine e da quella consuetudine che le opere tentano e provano a “scardinare”. Le fondamenta della loro poetica sono istituite in una dedizione e una cura al “fare” che, senza considerare il margine, pensa al valore agente dell’opera che, spinta dentro alla temporalità del presente, instilla dubbi, richiama evocazioni, cerca di risolvere i misteri con la disarmante semplicità della propria bellezza intrinseca. L’espressività collettiva, resa istanza unitaria, rafforza la precisazione di un qualcosa che, dal limite fisico, prova e vuole testimoniare l’infinito. Cerca, allora, di dilagare in nuove coordinate che ridefiniscono lo spazio e il tempo del loro sguardo senza tradirne le pulsioni originarie che, pur individuali, hanno l’accorta sapienza di mettersi in dialogo e confronto. La costante di questa dialettica, della sua preziosa dinamicità processuale e procedurale, non ne rende mai stanco e statico il procedimento effettivo. La misura giusta in loro è quella con cui spezzano equilibri assodati, così arrivano al punto di rottura per cui il dovere dell’arte (dell’artista e delle sue opere, anche per via di reciprocità di scambi) è quello di non rimanere bloccato e immune dal confronto vero e sincero con la vita.