Testo critico di Matteo Galbiati per il catalogo Canone lirico, Edizione Il Fondaco, della mostra presso Il Fondaco, Bra (CN), dal 21 giugno al 31 luglio 2020.

Canone lirico

La coerenza di un’idea, la voce di un gruppo.
di Matteo Galbiati

La galleria Il Fondaco di Bra, con la sua storia, le sue ricerche e la passione con cui è stata condotta negli anni da Silvana Peira, è il luogo ideale per la prima presentazione di Pagine liriche, che non solo è un libro d’artista (in realtà un’unica opera collettiva che riunisce nove opere esclusive e specifiche, non in tiratura, di altrettanti artisti), ma anche testimonianza di una vicenda peculiare. È una scommessa vinta sul tempo, è l’attestazione concreta di una sincera stima reciproca, è la dimostrazione di un legame profondo che mette in dialogo e comunione ricerche e visioni estetiche, espressive e metodologiche, profondamente diverse, eppure così tanto consimili.

Oltre dieci anni fa un gruppo di artisti, guidati ed ispirati dal compianto critico d’arte Alberto Veca, decide di auto-promuovere un ciclo di mostre che, contro le logiche del nostro tempo, contro le evidenze, egotiche e supponenti, del sistema dell’arte, ha scelto di far conversare, di dialogare e di misurarsi con quel difficile esercizio del confronto reciproco. Alla pari. Senza banalità, senza elitarismi, senza esclusività, senza pregiudizio di superiorità, hanno stabilito il principio di una conversazione per affinità intime, per corrispondenze che, esaltando le singolarità di ciascuno, ritrovassero lo spunto per proporre e promuovere l’arte nella sua dimensione più pura e lirica. Ogni mostra, allora, lontana da logiche estranee allo spirito di un’artisticità che in loro è vera vocazione, imprescindibile e indispensabile nella loro quotidianità esistenziale, ha raccolto l’emotività di due pittori e uno scultore. A tre per volta si sono ritrovati, a questo punto, a pensare il proprio immaginario attraverso lo sconfinamento nell’orizzonte poetico degli altri due con cui veniva condiviso l’ambiente di uno spazio-studio a Gorgonzola in provincia di Milano.

Alla fine del ciclo di quattro esposizioni (inizialmente si sono accostati anche alcuni altri artisti, esterni al gruppo), un’unica mostra ha raccolto lo sforzo complessivo di tutti celebrando, a questo punto, la concretezza di un’identità diversa e una proposta effettiva, oltre l’attualità e le mode. Chi scrive, introdotto e presentato al gruppo dallo stesso Veca e di cui ha raccolto l’eredità, l’impegno e la responsabilità nella difesa del progetto dopo la sua prematura scomparsa, è stata la voce “critica” che ha seguito il sodalizio accostandosi all’entusiasmo e alla vitalità di questi temperamenti (Nuovi Temperamenti era il ciclo di mostre voluto dall’amico Claudio Cerritelli per presentare molti di loro dopo gli studi accademici).

Pensando alla ricerca di una bellezza fluida e indipendente, alla coralità del sentimento che alimentava il loro pensiero, alle caratteristiche dei singoli linguaggi, la definizione di Nuovi Lirici appariva quanto mai opportuna per riunire sotto un’unica definizione (e gruppo) gli artisti: Valerio Anceschi, Roberto Casiraghi, Misia De Angelis, Alessandro Fieschi, Ayako Nakamiya, Pietro Pasquali, Rossella Rapetti, Tetsuro Shimizu e Valdi Spagnulo. Lirici come l’antica poesia greca che accompagnava, unendole in una visione “ecumenica”, la parola in forma di poesia e la musica. L’idea di un sodalizio di arti e di linguaggi è lo spirito della attività che il gruppo ha suggellato nel tempo.

Molte sono state le mostre e gli impegni, le partecipazioni e i progetti fatti nei dieci anni trascorsi da quel primo importante impegno comune. La storia di ognuno è proseguita, così come quella del gruppo che non ha mai mancato di esserci e di restare per tutti qualcosa di importante da difendere, da mantenere, un non luogo in cui ritrovarsi ed essere. Insieme.

Per i dieci anni trascorsi tutto il gruppo ha voluto regalarsi proprio il volume Pagine liriche, opera unica in più copie dedicata, per questo, da ciascuno a ciascuno degli altri. Un libro, tanti libri. Uno stesso principio, forme diverse che lo rendono personalizzato, individuale e indirizzato. Aperto ad essere adottato (e appositamente creato ad hoc) anche per chi ne comprenderà il senso, lo spirito e la filosofia e lo vorrà custodire.

La mostra Canone Lirico. La coerenza di un’idea, la voce di un gruppo è la possibilità di presentarlo pubblicamente, in un luogo aperto a progetti innovativi e originali nel taglio e nella proposta come Il Fondaco: perno della mostra è il grande volume (esposta è la copia di tutto il gruppo, il capofila di tutti gli altri) attorno al quale si espongono una selezione precisa di opere di ciascun artista per proseguire quel flusso di reciproche concordanze che riverberano quel senso di unità e di appartenenza che alimenta la bellezza potente di questa storia comune.

Il testo che segue questa prefazione è quello che chi scrive ha pensato per accompagnare Pagine liriche; volutamente non è un testo critico per degli artisti, ma una lettera corale rivolta a degli amici con un pensiero, aggiuntivo, poi per ciascuno al fine di restituire tanto il senso di una singolarità unica, quanto quello di complessità corale. Spunti, appunti per una vicinanza totale e partecipata. L’omaggio è rivolto al coraggio e alla dedizione di questi artisti che con il loro lavoro insistono nella propria missione, senza la spasmodica ricerca del successo, perchè prevalente è il dono della grazia lirica della loro arte. Prima verità che vive nella loro storia (lirica) di un’ispirazione congiunta.

Anceschi

Si svolge il segno per essere scrittura d’immagine. Si innalza, si spezza, si plasma e modella seguendo il capriccio del momento o forse no… Segue la volontà della visione! Sì, la materia ha imparato a consegnarsi nelle mani di chi ha forza per guidarla.

Casiraghi

Il segno e il colore non riescono mai a fare a meno della propria ombra, della loro impronta vitale, ed imparano a danzare, sospendendosi in una reciproca vicinanza musicale. Forza e delicatezza, decisione ed esitazione, tentativo di fermezza o abbandono all’infinito?

De Angelis

Eppure sanno sognare: così il segno incontra la leggerezza del colore e si scioglie nel languore della trasparenza. Insieme scivolano in infinite costellazioni di sfumature, dove pelaghi irraggiungibili cercano spazi e nuove derive immaginative per abbandonare quella logica che pareva dominarli.

Fieschi

In fondo appartenere al mondo è recuperare i ricordi dispersi, riassemblarli come sostanze. La concretezza è il tentativo di percepire un valore che avvicina al sentimento dello sguardo, che fa diventare le tracce disperse un’evocazione sognata che rimanda all’intuizione le speranze dell’anelare dell’anima.

Nakamiya

Allora è il colore che prorompe, vuole vivere della sua massima passionalità e si disperde e raccoglie nei rivoli di incredibili sfumature anche se abbandonate nel vuoto di atmosfere struggenti. La delicatezza risuona all’unisono con la forza, la debolezza grida il proprio desiderare passionale e diventa amore.

Pasquali

Arriva il momento: la necessità del silenzio con tutte le sue vibrazioni. La pacatezza dell’aurora monocroma. Un colore che squilla in minuti cambiamenti, che passa nei toni delle sue gamme e, toccando i confini estremi della sua essenza, sa accogliere e predisporre le nuove istanze di cambiamento della materia.

Rapetti

Per questo deve risuonare e ritrovarsi in un’alternanza che riaccende le forze e corrobora le energie e allora tutto diventa una nuvola che si apre e chiude rivoluzionando sempre la sua forma, i suoi profili e le sue profondità. Si creano nuovi disegni che non si chiudono in un confine, ma dilatano lo spazio stesso.

Shimizu

Lo spazio! Già lo spazio… Nel dilatarsi frange le abitudini consolidate e rivoluziona le forme delle certezze acquisite. In un ambiente non ordinario ritroviamo caricato di nuovi scuotimenti il colore che pulsa e stabilisce le sue nubi che si addensano e rarefanno lasciandolo piovere in pulsanti tensioni.

Spagnulo

Questa tensione non può che tornare al proprio principio e cercare la bellezza dell’effimero quando la solidità incontra la trasparenza, quando la volontà sposa il fato. Perchè la storia può sempre ritornare al suo inizio, e ricominciare seguendo un’altra e diversa strada. Colore e materia, di nuovo. Si assottigliano e tendono le braccia all’infinito della luce.