Presentazione della raccolta di incisioni In forma lirica, ottobre 2009.

Poesie nella lirica leggerezza della materia.

di Matteo Galbiati

Questa pregevole raccolta racchiude una serie composta da undici incisioni che sono il frutto di un lungo, attento ed impegnato lavoro di un gruppo di artisti che, accomunati da un’espressione di vicinanza poetica, nel pur diverso esito formale delle loro singole opere, hanno condiviso l’esperienza di un ciclo di mostre con cui hanno evidenziato l’aperto e dialogico confronto di questa comune tensione al fare arte.
Per due anni – questo il tempo dell’insieme delle mostre – gli artisti si sono incontrati offrendo una reciproca lettura, proposta in tappe successive, della loro ricerca ispirata e pervasa di un sentimento lirico sempre tradotto nella materia del loro agire. Ogni incontro si è compiuto tra opere pittoriche ed opere scultoree, con la precisa volontà di individuare e sottolineare, nella dissimile ricchezza di percorsi e ricerche, proprio il tratto comune e distintivo di tutti, che lasciasse superare i confini di tecniche e linguaggi tanto diversi.
La materia, sia essa sostanza colorata nelle tele o solida manifestazione nelle sculture, trascrive l’esatta coerenza con cui si compiono le personali ricerche e diventa mezzo per accordare un’intonata dichiarazione rispetto ad una visione-ricerca tesa e calata nel profondo di ciascuno ma orientata in una comune direzione. Materia come concretizzazione dell’intuizione, accordo armonico tra pensiero e sentimento. La voce risulta individuale ma la tensione del canto è coincidente: tutti gli artisti lasciano emergere un attaccamento profondo al loro pensiero attraverso l’arte e, non rinunciando mai alla coerenza del proprio dire, rifuggono lontano da visioni modaiole o accondiscendenti compromessi con il gusto predominante e dilagante, inoltre imprimono forza alla loro potenza espressiva e al loro intenso coinvolgimento passionale con un sentimento che è eco profondo della loro anima.
Il merito ulteriore di questa impresa va dichiarato: gli artisti non hanno avuto il timore di mettersi in gioco e di avere un confronto nella reciprocità dell’altro. In questi lavori si respira e si ascolta una tensione pulsante, quasi animata, che rende le superfici mobili e vibranti; i segni tracciati, le forme delineate si caricano di senso nel rimandare ad un universo visonariamente poetico che restituisce all’arte una sua dimensione di senso indiscutibilmente legata alla poesia. Lo sguardo può tornare alla libertà della visione, all’intensità del sentire, senza essere mai imprigionato ed imbrigliato in orientamenti precostituiti. La leggerezza delle visioni da loro offerte diventa una tensione all’oltre delle superfici dei lavori e apre una spazialità non più contingente la concretezza, ma anelante ad una spiritualità ispirata; una storia narrata e narrante che muove oltre sé stessa per essere un richiamo lirico, senza sofisticate alterazioni o taciti compromessi.
Oggi, in un sistema troppo spesso viziato dall’arrivismo individualista, avido protagonista di facili successi e grandi numeri – che per fortuna dell’arte, quella che traccia una linea storica e culturale, gode della visibilità di qualche stagione per poi sprofondare nel meritato oblio – Valerio Anceschi, Misia De Angelis, Roberto Casiraghi, Alessandro Fieschi, Giovanna Fra, Ayako Nakamiya, Pietro Pasquali, Rossella Rapetti, Tetsuro Shimizu, Valdi Spagnulo e Michela Torricelli hanno scelto di lavorare insieme e di prodursi in un impegno che guarda al riportare senso poetico all’operare degli artisti. Hanno fatto gruppo, si sono incontrati – cosa non così frequente nella contemporaneità egocentrica – e si sono prodigati in uno sforzo comune che ha portato, con successo, a leggere i lavori non come forme semplici, ma come nobili poesie. Poesie nella lirica leggerezza della materia, di cui l’incisione diventa esempio lungimirante.
L’incisione si fa territorio di mezzo, spazio comune, è il giusto punto d’incontro, dove ciascuno ha, in certa misura, anche vissuto le difficoltà del lavoro dell’altro: i pittori, nella preparazione delle lastre, diventano un po’ scultori e viceversa gli scultori, nell’allontanarsi dalla tridimensionalità spaziale vedendo trasferita una loro opera su carta, si ritrovano ad essere pittori. Le incisioni uniformano, coordinando nell’ordine del formato della pagina e dello spazio coincidente, le varie voci artistiche riunendo nella sequenza degli incontri l’opera di ciascuno. Un’incisione, una voce, un racconto. Nella divisione si ritrova quindi un’unità ancor più specifica.
Questa raccolta diventa un catalogo peculiare e particolare: non è più l’oggetto da sfogliare in cui si leggono i testi critici e visionano le opere riprodotte in immagini. Le incisioni sono opere reali che, nel loro piccolo, mostrano la specificità di singole ricerche ma che sono pure le possibili pagine, i capitoli, di un racconto più ampio che, in forma lirica, ha messo in dialogo la pittura e la scultura.
Le pagine che si girano sono il felice incontro con un mondo poetico che cerca di mostrarsi come un’esperienza vissuta e ri-vivibile che, nella tensione costante del ricercare e ricercarsi, rimanda ad ulteriori esperienze, tutte ancora da praticare, il continuo rigenerare del suo senso nel perdurare come segno tangibile nel tempo del mondo e dell’arte.