Testo con poesie di Matteo Galbiati per i libri d’artista Pagine liriche, 2020.

Pagine liriche

di Matteo Galbiati

Cari amici,

sono già passati dieci anni da quando, nel laboratorio-studio di Rossella e Alessandro, abbiamo iniziato la nostra, comune e condivisa, esperienza che abbiamo definito dei Nuovi Lirici. Un cammino lungo e spesso tortuoso che, vostro di artisti e mio di critico, ci ha visti, sempre e comunque, vicini e partecipi delle reciproche prove e impegni. Proprio questo lungo tempo ci permette un bilancio di quanto fatto e ottenuto, e non sono le mostre o le occasioni espositive, le idee e i progetti – questi non ci sono mancati e non mancano mai – ma il valore maggiore che abbiamo conquistato è la stima reciproca, la voglia di conoscersi, di approfondire lo stare insieme che è diventato un legame davvero profondo ed esclusivo. Un’unione di intenti partecipata che ci ha avvicinati e, in certa misura, trasformati.

Lentamente, nel giusto tempo, questi dieci anni ci hanno permesso di non essere solo complici di un desiderio artistico – il nostro collettivo – quanto di diventare parte di un gruppo che, per le reciprocità e il rispetto delle differenze, ci ha abbracciati tutti. Il tempo non ci ha fatto perdere. In ogni suo senso.

Il tempo è diventato volontà di fare e sapere, di conoscere, meglio e di più, l’animo e il pensiero dell’altro senza condizionamenti e senza divisioni, perché abbiamo voluto guardare oltre noi, oltre il singolo, e abbiamo accolto la visione di chi ci è vicino e sta compiendo un pezzo di strada al nostro fianco. Sentire la poesia e l’affinità lirica in ciascuno ha valorizzato un percorso che è di tutti, che prima di essere culturale è umano. Ciò ci ha regalato il lusso dell’essere rimasti uniti.

Il tempo ha dato ragione all’intento nobile, forse inizialmente nemmeno del tutto chiaro a noi, di compiere qualcosa che sicuramente ha indelebilmente segnato l’animo di ognuno. La cosa che mi ha colpito, e continua a stupirmi, è la profondità e la luce del vostro sguardo, il calore delle risate, la fermezza delle decisioni, la forza del confronto che caratterizza sempre ogni nostro incontro e sono proprie queste certezze, schiette e sincere, ad averci accompagnati e guidati.

Allora, dopo il primo ciclo di mostre-dialogo, avevamo pensato ad un volume di incisioni, che contenesse congiuntamente un frammento di ognuno; oggi facciamo di più, perché questo nuovo volume, un vero e proprio libro d’artista le cui copie saranno tutte singolari benché abbiano in sé la comune testimonianza corale, non nasce per essere “tirato”, ma per essere “moltiplicato” in chi ne vorrà condividere i contenuti.

Le pagine si abbracciano, si tengono per mano, generando una successione di piccole (ma grandi) opere strettamente unite e fortemente pensate per colui al quale quel volume è destinato, infondendo quella (nostra) liricità affine che tanto abbiamo imparato ad amare nelle nostre differenze e nelle nostre corrispondenze. Il libro rispecchia la dedizione del nostro lavoro, la volontà delle nostre riflessioni, la passione che abbiamo verso ciascuno. Per questo ogni libro è, di fatto, dedicato l’uno agli altri. Uguale, ma diverso. Coralmente intonato, ma dalla voce unica. Forse il concetto di questo nuovo volume racchiude in sé la nostra esigenza primaria che è capirci attraverso l’ordine delle immagini, elevarci grazie alla lettura partecipata degli occhi di chi ci è prossimo.

È un dono che pensiamo di fare agli altri, ma in prima istanza lo facciamo a noi stessi, perché quegli altri li abbiamo già tutti nei nostri ricordi, nel nostro animo e nel nostro cuore.

Matteo

Anceschi

Si svolge il segno per essere scrittura d’immagine. Si innalza, si spezza, si plasma e modella seguendo il capriccio del momento o forse no… Segue la volontà della visione! Sì, la materia ha imparato a consegnarsi nelle mani di chi ha forza per guidarla.

Casiraghi

Il segno e il colore non riescono mai a fare a meno della propria ombra, della loro impronta vitale, ed imparano a danzare, sospendendosi in una reciproca vicinanza musicale. Forza e delicatezza, decisione ed esitazione, tentativo di fermezza o abbandono all’infinito?

De Angelis

Eppure sanno sognare: così il segno incontra la leggerezza del colore e si scioglie nel languore della trasparenza. Insieme scivolano in infinite costellazioni di sfumature, dove pelaghi irraggiungibili cercano spazi e nuove derive immaginative per abbandonare quella logica che pareva dominarli.

Fieschi

In fondo appartenere al mondo è recuperare i ricordi dispersi, riassemblarli come sostanze. La concretezza è il tentativo di percepire un valore che avvicina al sentimento dello sguardo, che fa diventare le tracce disperse un’evocazione sognata che rimanda all’intuizione le speranze dell’anelare dell’anima.

Nakamiya

Allora è il colore che prorompe, vuole vivere della sua massima passionalità e si disperde e raccoglie nei rivoli di incredibili sfumature anche se abbandonate nel vuoto di atmosfere struggenti. La delicatezza risuona all’unisono con la forza, la debolezza grida il proprio desiderare passionale e diventa amore.

Pasquali

Arriva il momento: la necessità del silenzio con tutte le sue vibrazioni. La pacatezza dell’aurora monocroma. Un colore che squilla in minuti cambiamenti, che passa nei toni delle sue gamme e, toccando i confini estremi della sua essenza, sa accogliere e predisporre le nuove istanze di cambiamento della materia.

Rapetti

Per questo deve risuonare e ritrovarsi in un’alternanza che riaccende le forze e corrobora le energie e allora tutto diventa una nuvola che si apre e chiude rivoluzionando sempre la sua forma, i suoi profili e le sue profondità. Si creano nuovi disegni che non si chiudono in un confine, ma dilatano lo spazio stesso.

Shimizu

Lo spazio! Già lo spazio… Nel dilatarsi frange le abitudini consolidate e rivoluziona le forme delle certezze acquisite. In un ambiente non ordinario ritroviamo caricato di nuovi scuotimenti il colore che pulsa e stabilisce le sue nubi che si addensano e rarefanno lasciandolo piovere in pulsanti tensioni.

Spagnulo

Questa tensione non può che tornare al proprio principio e cercare la bellezza dell’effimero quando la solidità incontra la trasparenza, quando la volontà sposa il fato. Perchè la storia può sempre ritornare al suo inizio, e ricominciare seguendo un’altra e diversa strada. Colore e materia, di nuovo. Si assottigliano e tendono le braccia all’infinito della luce.